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(file: @@FD-082009.pdf@@)94. Jahrgang I Nr. 8 I August 2009

Schluss mit den «Grossen Erzählungen» der Welt Die kanadische Politologin Dr. Shadia B. Drury setzt sich mit den Ideologien des 19. Jahrhunderts auseinander: Liberalismus, Darwinismus und Kommunismus. Drury postuliert, dass nicht nur die abrahamitischen Religionen sondern auch diese säkularen «Grossen Erzählungen» aufgegeben werden müssen zugunsten «heidnischer» Nüchternheit.

Erzählungen sind Teil der menschlichen Existenz, jedes Leben ist eine Geschichte. Die «Grossen Erzählungen» sind Versuche, diese individuellen Geschichten in eine umfassende Menschheitsgeschichte zu verflechten und dadurch – trotz Vielfältigkeit und Divergenz der Ziele der einzelnen Akteure – ein grosses gemeinsames Ziel zu definieren. «Grosse Erzählungen» und Mythen gibt es, seit es Menschen gibt. Sie tradieren die Geschichte, erzählen, wie die Gegenwart in der Vergangenheit begründet ist, vermitteln Lebensweisheit, Trost und Geborgenheit in der Gesellschaft und im Kosmos.

Drury setzt in ihrer Analyse später ein, wenn sie schreibt: Seit dem Triumph des Christentums über die griechische und römische Zivilisation ist der Westen nicht mehr ohne umfassende Sinn- und Zweckstiftung ausgekommen. «Grosse Erzählungen» – Geschichten von Grösse und Ruhm – sollen vor dem sinnlosen Zyklus von Geburt und Tod bewahren, dem Leben ein wunderbares und erhabenes Ziel geben und die mutmassliche Wertlosigkeit der Existenz überwinden. Religiöse Heilsgeschichten Die abrahamitischen Religionen Judentum, Christentum und Islam sind klassische «Grosse Geschichten» mit einer linearen Dramaturgie «Gottes», in der die auserwählten AnhängerInnen eine zentrale Rolle spielen. Allen diesen Religionen ist eigen, dass die Menschen lediglich Marionetten im Plan ihres «Gottes» sind. Da dieser in der Umsetzung seines Projektes sehr langsam vorankommt, ist es nachvollziehbar, dass gewisse Menschen ungeduldig wurden und die Sache in die eigene Hand nehmen wollten. Die Folge ist, dass sich die Menschheit in Krieg führende Fraktionen aufgesplittert hat, von denen jede überzeugt ist, «Gottes» Gebot auszuführen. Das Resultat ist bekannt: Konflikte im Namen Gottes weltweit, welche den Menschen das Leben schwer machen und die Sehnsucht nach Erlösung noch verstärken und neuen

Ausschnitt aus «Guernica» (1937) von Pablo Picasso (1881-1973)

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«Barack Obama è un bigotto … ecumenico» Guido Bernasconi > Seite 4

Nährboden für Heilsgeschichten schuf. Unvollständige Aufklärung In Europa wüteten allerdings die Konflikte unter Christen derart, dass schliesslich die Aufklärung möglich wurde. Leider konnte diese aber die Suche nach «Grossen Erzählungen» nicht wirklich überwinden. Säkulare Heilsgeschichten Die religiösen «Grossen Geschichten» wurden in der Folge durch säkulare, aber ebenso «Grosse Geschichten» ersetzt. Als direkte Erben der monotheistischen Geschichten sind auch die im 19. Jahrhundert entstandenen «Geschichten» – Liberalismus, Darwinismus

Internationales Menschenrechtsforum Luzern: «Die kritische Stimme der Vernunft kam zu kurz». Julia Schaub, Studentin > Seite 5

«Religiöser Glaube entsteht durch Zweckentfremdung evolutionär entwickelter Hirnleistungen». Maja Strasser, Neurologin > Seite 7

und Kommunismus – lineare Geschichten: auch sie ersetzen zyklisches Denken durch lineares. Auch in ihren Erzählungen folgt auf einen magischen Anfang eine anstrengende Mitte und schliesslich ein grossartiges Ende. Und wie ihre religiösen Vorgängerinnen haben auch säkulare «Grossen Geschichten» nicht Frieden gebracht sondern neue Konflikte. «Heidnische» Nüchternheit Es gelte deshalb, schreibt Drury, wieder zu «heidnischer» Nüchternheit und Pragmatik zurückzufinden. Man kann auf die Fortsetzung gespannt sein. Reta Caspar Shadia B. Drury «Against Grand Narratives, Part I» free inquiry June/July 2009

«Betrachtet man die Geschichte und die Gegenwart, so schadet die Religion mehr, als dass sie hilft.» Steven Weinberg, Physiker

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Barack Obama, un bigotto … ecumenico Guido Bernasconi Al tempo dei nonni dei nostri lettori più anziani (l’altro ieri dunque, in una prospettiva in cui cronaca e storia si contendono il terreno della memoria), l’America era il modello della modernità: un luogo ove tutto si svolgeva secondo i ritmi dettati dell’ambizione personale coadiuvata dall’iniziativa, dall’efficienza e dalla determinazione. E dove l’intervento delle istituzioni pubbliche (forze dell’ordine incluse) era minimo. Il prestigio degli Stati Uniti scaturiva dal fatto che un eterogeneo conglomerato di «euroriundi» aveva saputo inventarsi una nazione alternativa di stampo repubblicano e di aspirazione autonomista. In effetti, mentre in gran parte del Vecchio Mondo le persone continuavano a essere marchiate dalla propria origine etnica e a essere socialmente accorpate a seconda della loro sudditanza, nel Nuovo Mondo, invece, si poteva diventar patrioti per opzione propria. È pur vero che la comunità dominante, quella dei discendenti delle prime ondate migratorie, aveva coniato l’acronimo WASP a qualificare l’americano per eccellenza: bianco, anglo-sassone e protestante. Tuttavia, data l’enorme estensione di un territorio che sembrava avere una sempre nuova frontiera nel «far west», hanno potuto trovarci posto gli altri «caucasici» e infine tutte le persone di colore (pur se è giusto non scordare che gli afro-americani hanno ottenuto il riconoscimento integrale dei loro diritti civili solo nella seconda metà del Novecento!). Letteratura, cinema, mezzi di comunicazione hanno propagandato il mito di un «Grande Paese» ove il sentimento nazionale non coincide con il senso dello Stato ma piuttosto con una sorta di tifo patriottardo, inteso come volontà di appartenere a una comunità cementata da affinità elettive. E, appunto, gli emigranti sbarcati sulle coste occidentali dell’Atlantico ricavarono un comune riferimento nell’unico codice normativo che li aveva accompagnati nella loro trasferta transoceanica: la bibbia. Non è un caso che il primo presidente degli Stati Uniti assunse il proprio impegno giurando (come da allora fecero tutti i suoi successori) sulle cosiddette «sacre scritture». Il fatto è che George Washington aveva inteso solennizzare la cerimonia secondo il rituale massonico, anche perché agli astanti erano note le sue scelte ideali. In seguito si è purtroppo trascurato di specificare che nel giuramento massonico l’uso del «libro» non sta ad indicare una opzione confessionale bensì l’impegno allo studio e alla ricerca, esercitando il raziocinio e seguendo il cammino della rettitudine. Per altro, nel Nuovo Mondo anglosassone il «Grande Architetto» di Washington e dei suoi confratelli era compatibile con il dio giudaico-cristiano, al di là della rappresentazione che ne dessero le diverse confessioni. Allora, il problema della separazione dello Stato dalla Chiesa, semplicemente, non si poneva: non esistendo un ente ecclesiastico centralizzato che facesse da contraltare alle istituzioni civili. Il motto per cui occorre distinguere tra ciò che spetta a «Cesare» e ciò che va riservato a «dio» non ha mai avuto alcun senso negli Stati Uniti: essendo stati irrilevanti sul piano politico, i cattolici non hanno potuto far passare l’idea che una Chiesa (e men che meno la loro!) potesse essere in qualche modo «vicaria» di una divinità. I protestanti, per loro natura, non ammettono intermediari nel rapporto tra il fedele e il suo dio perché l’uno e l’altro si comunicano attraverso le sacre scritture, all’insegna del «libero esame». Il rifiuto di un «ordine sacro» depositario del magistero, pur mosso da un anelito libertario, sfocia però inevitabilmente in una babele dottrinale. Per altro verso, lo spirito pionieristico che ispira la religione «fai-da-te», non è compatibile con la dimensione comunitaria delle pratiche di culto poiché impedisce al sentimento religioso di esplicare una funzione identitaria collettivizzante. Per trovare una via d’uscita a questa impasse, i fautori dell’assemblearismo fideistico si son posti l’obiettivo di riunire e omogeneizzare il maggior numero di adepti così che il «popolo di dio», compattandosi e uniformandosi, diventasse socialmente e politicamente determinante. Fino a essere plebiscitariamente … totalitario. Rimane irrisolto il problema dell’autorità che, nell’ambito religioso, non sa essere unica ed universale, perché il pollaio protestante pullula di galli. Stando così le cose, non deve stupire che gli Stati Uniti, laicisti a parole, siano, di fatto, afflitti da un asfissiante bigottismo ispirato a un teismo interconfessionale, anche se nel primo emendamento della Costituzione è codificato il principio secondo cui lo Stato deve mantenersi neutrale nelle questioni che attengono alla religione, tanto sul piano individuale che su quello collettivo. Di Barack Obama, presidente degli Stati Uniti in carica dal gennaio scorso, non c’è molto da dire: ci si può chiedere se e quando passerà dallo stadio delle proclamate buone intenzioni alla fase operativa. Al momento giocano a suo favore (si fa per dire) due circostanze: d’esser successore di uno dei presidenti meno amati e il dover affrontare le specifiche difficoltà del Paese in un momento in cui

esse si fondono e si confondono con la crisi generale che ha investito il mondo intero. Consapevole delle responsabilità che si è assunto, egli ha mosso i suoi primi passi promuovendo, in patria, la riconciliazione tra le opposte tifoserie partitiche in nome del supremo interesse della nazione e presentandosi, al cospetto del resto del mondo, come il paladino del dialogo. L’attitudine all’embrassons-nous onnicomprensivo può essere intesa come manifestazione di un suo intimo sentire, ma può apparire come il supponente tentativo di presentarsi, urbi et orbi, quale uomo della provvidenza. Nella sua smania di piacere a tutti finisce per strafare, com’è successo al Cairo, ove ha posto quale premessa dell’eventuale auspicata intesa tra Occidente e Islam la compatibilità delle rivelazioni monoteiste. Nemmeno gli è passato per la testa che, così come l’Occidente non si riduce al Cristianesimo, anche i Paesi ove i maomettani sono maggioritariamente presenti non possono essere definiti musulmani tout court: il farlo è una forzatura abusiva, foriera di nefasti equivoci. Nel corso del viaggio in Russia per la revisione degli accordi bilaterali sul disarmo nucleare, non meno significativo è stato il colloquio «a sorpresa» con il patriarca ortodosso moscovita Kirill durante il quale Obama si è lasciato dire, senza sollevare obiezioni di sorta, che «è molto importante che il popolo russo e americano conservino un unico sistema di valori, quello cristiano». Qualche parola di commento merita la visita che Obama e il suo seguito di familiari e di funzionari hanno fatto al papa di Roma, in coda alle fatiche del G8. L’incontro è stato caratterizzato da inchini e baciamani che sono apparsi più servili che protocollari. E che sono stati gratificati dalla distribuzione di medagliette e corone da rosario. Emblematica nella circostanza è stata la metamorfosi della first-lady che, rinunciando ad essere il personaggio di cui universalmente vien ammirata la spontanea disinvoltura, si è presentata al Ratzinger in gramaglie e con il capo coperto dal velo nero delle beghine. Si è trattato di un esplicito atto di deferenza, disdicevole per la consorte del presidente degli Stati Uniti, e di un’indecorosa caduta di stile, per una donna finora sempre orgogliosamente «fuori dagli schemi dell’eleganza classica» (come sostengono i panegiristi di turno). Probabilmente i coniugi Obama volevano mandare un segnale di riguardosa attenzione ai cattolici che nelle ultime elezioni presidenziali hanno sostenuto massicciamente il candidato democratico. Per altro si è trattato di una concessione formale, tanto più che Obama non poteva offrire nulla di sostanziale al capo della Chiesa cattolica, se non la vaga promessa di operare (chissà come ?) per la riduzione del numero degli aborti. Se Parigi val bene una messa, anche Washington val bene una promessa.

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Schweiz

FVS-Kampagnen gut unterwegs Die beiden Kampagnen der FVS entwicklen sich erfreulich. www.konfessionsfrei.ch Im Jubiläumsjahr wurde die reine Internet-Kampagne «Leben ohne Dogma: Ich bin konfessionsfrei» gestartet mit dem Ziel, den Konfessionsfreien in der Schweiz eine Möglichkeit zu geben, sich öffentlich zur Konfessionsfreiheit zu bekennen. Im Herbst 2008 ist die Kampagne mit der Werbeaktion in den Bussen gezielt in die Öffentlichkeit gebracht worden. Die Kampagnenseite wurde im Oktober 2008 über 30'000 Mal angeschaut. Seither gibt es täglich rund 250 BesucherInnen auf der Seite und ingesamt 500 Einträge, die meisten mit persönlichen Kommentaren zum Kirchenaustritt. Angesichts der vielen privaten Angaben, die ein Eintrag erfordert, ist diese Zahl beachtlich. 95% der Eingetragenen sind nicht Mitglieder der FVS. Ihnen wird ein kostenloses Probeabo angeboten, und dieses Angebot wird rege genutzt. Nicht wenige bestellen daraufhin auch Beitrittsunterlagen oder wandeln das Probeabo in ein Jahresabo um. www.geniess-das-leben.ch Die Webseite der Kampagne «Da ist wahrscheinlich kein Gott ...» wurde in der Schweiz am 14. Februar 2009 lanciert und ist seither durchschnittlich von 1'200 Menschen pro Tag besucht worden. Der Spendenfluss ist zufriedenstellend; das auf die Plakatkampagne hin gesenkte Spendenziel von Fr. 22'000.- liegt in Griffnähe. Die Plakate werden in der Kalenderwoche 44 – vor den November-Vorträgen – in allen Vortragsorten sowie im Aargau hängen. Sie sollen wieder möglichst viele Menschen auf die Webseiten der FVS bringen und so indirekt auch auf die Vorträge aufmerksam machen. Sehr erfreulich und zukunftsweisend sind auch die internationalen Kontakte, welche sich durch diese Kampage ergeben. rc

Stand der Internetkampagne «Leben ohne Dogma: Ich bin konfessionsfrei» Start: April 2008 Stand 20.7.09: 500 Einträge Das bedeutet: 500 Menschen bekennen öffentlich, mit vollem Namen, Alter, Beruf und Wohnort, dass sie konfessionsfrei sind. Sie sind noch nicht eingetragen? Besuchen Sie: www.konfessionsfrei.ch

Stand der Plakatkampagne «Da ist wahrscheinlich kein Gott...» Spendenziel: Fr. 22'000.Stand 20.7.09: Fr. 19'041.Postkonto: 85-535254-7 Spendenkonto Freidenker-Vereinigung der Schweiz 3001 Bern IBAN: CH2709000000855352547 BIC: POFICHBEXXX www.geniess-das-leben.ch

Österreich

«Atheisten gratulieren Gott» WIEN. (bk.at/ hpd) Österreichs Atheistinnen und Atheisten gratulierten am 14. Juli 2009 Gott zum Geburtstag. Den Vereinen sei es aber bewusst, dass Gott nicht unumstritten sei. Skandalös sei, dass er aus MTV verbannt wurde. Stellvertretend für eine Million Konfessionsloser in Österreich würdigten die Vereine AtheistInnen und AgnostikerInnen für ein säkulares Österreich (AG-ATHE), die Arbeitsgemeinschaft Humanismus und Atheismus (AHA) und der Freidenkerbund die bisherigen Leistungen des Geburtstagskindes. «Wir verbinden schöne Kindheits- und Jugenderinnerungen mit ihm.» «Wer erinnert sich nicht an die Biene Maja?», fragten Erich Eder (AG-ATHE), Karl Linek (AHA) und Martin Luksan (Freidenkerbund) anlässlich des 70. Geburtstags des tschechischen Schlagersängers Karel Gott. «Man muss nicht alle seine Schnulzen mögen, um sein Werk zu würdigen und vielleicht die eine oder andere schöne Erinnerung mit ihm zu verbinden.» Skandalös sei, dass MTV seine neue Single «Für immer jung», die er gemeinsam mit Bushido aufgenommen hatte, nicht zeigen wollte. «Menschen dürfen nicht wegen ihres Alters diskriminiert werden.» Namens ca. 1 Mio. Konfessionsloser in Österreich ingratulierten die Vereine dem Sänger zum Geburtstag. Jahrestag der Französischen Revolution «Der 14. Juli ist auch der Jahrestag der französischen Revolution», erinnern die Vereine in ihrer Pressemitteilung. «Diesen Jahrestag, heuer ist es der 220. darf man natürlich nicht vergessen. Die Französische Revolution war ein Meilenstein in der Befreiung Europas von Feudalismus und Klerus.» Auch wenn man die Methoden der Revolution differenziert betrachten müsse, habe sie insgesamt in eine richtige Richtung gezeigt. «Es war der erste Gehversuch in Richtung einer demokratischen und laizistischen Gesellschaft. In Frankreich und anderen Ländern hat man die Lektionen gelernt, sogar im erzkatholischen Spanien. Die ehemals faschistischen Länder Italien, Österreich und Deutschland sind die letzten Bollwerke der Kirchenprivilegien in Westeuropa.» Wie wenig man an diesen Privilegien rütteln dürfe, hätten die Verbote für die Atheisten-Buskampagne gezeigt. «In Wien durften wir die Sujets nicht affichieren, in Deutschland war das ebenfalls unmöglich, in Italien hat die Kirche Proteste dagegen organisiert. Das ist sehr bezeichnend.»

In Wien sind die österreichischen Sujets derzeit auf Plakatsäulen zu sehen: «Es gibt mit an Sicherheit grenzender Wahrscheinlichkeit keinen Gott. Werte sind menschlich. Es liegt an uns.» Damit soll niemand missioniert werden, aber darauf hingewiesen, dass eine Million Menschen in Österreich nicht an ein höheres Wesen glaubt, sich die meisten aber nicht trauen, das offen auszusprechen, während religiöse Statements ganz normal sind. Die Kampagne wird aus Spenden finanziert und kostenlos von der MedienAgentur Super-Fi abgewickelt.

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6. Internationales Menschenrechtsforum Luzern

Menschenrechte und Religionen «Widersprechen sich Menschenrechte und religiöse Prinzipien nicht grundsätzlich?» Diese ist eine der Fragen, die der Luzerner Stadtpräsident Urs W. Studer am Dienstag, 5. Mai im Rahmen seiner Begrüssungsrede zum Internationalen Menschenrechtsforum Luzern aufwirft – Fragen zum Thema Menschenrechte und Religionen, das zwei Tage lang in Vorträgen, Expertenpanels, Workshops und unter den mehr als 1'000 Teilnehmerinnen und Teilnehmern diskutiert werden soll. Organisator ist das Zentrum für Menschenrechtsbildung der Pädagogischen Hochschule Zentralschweiz. Menschenrechte – Konsens oder Streitpunkt zwischen den Religionen? Gleich zu Beginn der ersten Paneldiskussion gibt Saïda Keller-Messahli, Präsidentin des Forums für einen fortschrittlichen Islam (FFI), offen zu, dass zwischen dem Islam und den Menschenrechten ein problematisches Verhältnis besteht. Das individualistische Menschenbild der Menschenrechte unterscheide sich grundlegend vom Menschenbild des Islams. Prof. Dr. Gregor Paul, Professor für Philosophie an der Universität Karlsruhe, verdeutlicht, worin das Konfliktpotenzial zwischen religiösen und säkularen Normen liegt: «Was geschieht, wenn Menschenrechte den religiösen Lehren widersprechen?» Für überzeugte Gläubige seien im religiösen Kontext keine Konzessionen möglich, da sie sich im Besitz der Wahrheit wähnen und es nur eine Wahrheit geben kann. Die Menschenrechte könnten als Basis für einen Konsens zwischen verschiedenen Religionen fungieren, meint KellerMessahli, doch der Dialog zwischen den Religionen habe bisher nicht gefruchtet. Dies habe vor allem politische Gründe. Paul stimmt dem zu. Das Problem sei, dass stets die Legitimation des kritisierenden Gegenübers zum Thema werde, was die Diskussion von der Sachebene auf die Metaebene verschiebe. Obwohl diese Analyse einleuchtet, darf man nicht ausser Acht lassen, dass zwischen Menschenrechten und Religionen viel grundlegendere Unvereinbarkeiten bestehen, wie es Paul zuvor angetönt hatte. Leider kehrt die Diskussion nicht mehr zur dieser Grundsatzfrage zurück. «Religion fördert die Menschenrechte» Dies behauptet Dr. h. c. Erwin Kräutler, Bischof von Xinghu, Brasilien, im Rahmen der Abenddiskussion, die den ersten Forumstag abschliesst. Der Bischof behauptet, es sei undenkbar, dass die Religion Menschrechte verletze. Prof. Dr. Heiner Bielefeldt, Direktor des Deutschen Instituts für Menschenrechte, weist zwar darauf hin, dass die Menschenrechte als säkulare Normen konzipiert worden sind und betont, fundamentalistische Entwicklungen müssten beobachtet werden. Doch damit hat sich die Reaktion auf die paradoxen Äusserungen des Bischofs bereits erschöpft. Keine kritischen Rückfragen. Interessanterweise warnt später auch Kräutler selbst vor den Auswüchsen des Fundamentalismus. Aber ist es denn nicht ein feiger, fauler Zauber, die Strengstgläubigen mitsamt jeder Gewalt und Diskriminierung kurzerhand aus der Religion wegzudefinieren? Das Dogma der unfehlbar «guten» Religion wird im weiteren Verlauf dieser Diskussion erstaunlicherweise nie explizit hinterfragt. Relativierung und Verwirrung durch schillernde Rhetorik Am Mittwochnachmittag beschäftigt sich ein Expertenpanel mit der Frage der Gleichstellung von Mann und Frau in Religionen. Prof. Dr. Adrian Loretan, Professor für Kirchenrecht und Staatskirchenrecht an der Universität Luzern, formuliert vorsichtig: «Die Religionen zeigen gewisse Berührungsängste, was die Gleichstellung von Mann und Frau betrifft.» Zu seiner Rechten sitzt der umstrittene Prof. Dr. Tariq Ramadan, Professor für Islamwissenschaft an der Universität Oxford. Viele sehen ihn als Hoffnungsträger und Vermittler zwischen islamischer und westlicher Kultur. Andere kritisieren ihn als islamistisch-fundamentalistischen Wolf im liberal-toleranten Schafspelz. In seinem ersten Diskussionsbeitrag holt Ramadan gleich zu einem relativierenden Präventivschlag aus: Im Namen der intellektuellen Redlichkeit müsse man anerkennen, dass sämtliche Religionen mit Gleichberechtigungsforderungen Probleme haben. Verwestlichung sei zu vermeiden, Veränderungen im Islam müssten dem Innern der Glaubensgemeinschaft entspringen. Zur Kritik am Islam sagt er, dass zwar grundsätzlich alle Fragen legitim seien, dass jedoch lediglich die Interpretationen der heiligen Schrift hinterfragt werden müssten und nicht etwa die Texte oder gar die Religion selbst. Sachlich, aber konfrontativ, wie es in vorgängigen Diskussionen leider kaum geschehen ist, geht Loretan auf Ramadans Äusserungen ein. Auch die Kritik der Religion an sich sei notwendig, und die Aussage, dass sich alle Religionen mit

der Gleichberechtigung schwer täten, erfordere eine Differenzierung. Ramadan lässt sich aber nicht auf eine Diskussion auf der Sachebene ein. Seine Argumentation trägt Camouflage und scheint mit Teflon beschichtet zu sein. Kritischen Einwänden entzieht er sich, indem er sie entweder ignoriert oder relativiert. Er vermeidet oder verschleiert jegliche konkrete inhaltliche Stellungnahme. Obwohl er zunächst das Prinzip der Universalität der Menschenrechte bestätigt, sagt er dann, ihre Umsetzung müsse dem jeweiligen Kontext angepasst werden. Wie das konkret aussehen könnte, verrät er aber nicht. Das «Ideal der Gerechtigkeit» und die «grosse Kultur der Toleranz» Bevor der zweite Forumstag zu Ende geht, betritt Bundesrätin Micheline Calmy-Rey die Bühne. Grosse Ideen bräuchten immer viel Zeit bis zur Umsetzung, sagt sie in ihrer Rede. So beispielsweise das «Ideal der Gerechtigkeit» und die «grosse Kultur der Toleranz», die es anzustreben gelte. Man müsse weiterhin auf die Grundlage gemeinsamer Werte setzen, ohne sich von religiösen und gesellschaftspolitischen Meinungsverschiedenheiten aufhalten zu lassen. Gleichzeitig betont sie, die Verwirklichung der Menschenrechte sei Teil der kollektiven Verantwortung und Untätigkeit nicht zu rechtfertigen. Schöne Worte. Allgemeines Kopfnicken. Nur: Was ist, wenn Vorstellungen von Gerechtigkeit divergieren und verschiedene Prinzipien miteinander in Konflikt geraten? Wo liegen die Prioritäten? Ohne konkrete Stellungnahmen bleiben nur leere Floskeln, mit denen sich die wahren Kontroversen aus sicherer Entfernung umschiffen lassen. Nachdem sich das Blitzlichtgewitter verzogen hat und der Applaus verstummt ist, bleibt der Eindruck einer zwar durch-aus > S. 5 interessanten Veranstaltung,

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Hirnforschung

Wie entsteht religiöser Glaube? Zwei kürzlich erschienene neurowissenschaftliche Studien untersuchen die Grundlagen des religiösen Glaubens und kommen zum Schluss, dass religiöser Glaube durch eine Zweckentfremdung evolutionär entwickelter Hirnleistungen entsteht. Die Studie eines US-amerikanischen Teams um Dimitrios Kapogiannis (National Institute of Health) untersucht die Hirnaktivität beim Nachdenken über religiöse Aussagen vier verschiedener Kategorien: • wie sehr Gott in unsere Welt eingreife (Wertung von Aussagen wie «Das Leben hat keinen übergeordneten Sinn» oder «Gott schützt unser Leben») • was Gott fühle (Beurteilung von Sätzen wie «Gott verzeiht» oder «Gott ist strafend») • abstrakte religiöse Aussagen («Gott ist allgegenwärtig») • religiöse Aussagen, welche moralische, soziale oder praktische Konsequenzen haben («Religion gibt Werte und Moral»). Die ersten beiden Kategorien beruhen auf «Theory of Mind», also der Fähigkeit, sich Bewusstseinsvorgänge anderer Personen, in diesem Fall eines Gottes, vorstellen zu können. In der ersten Fragestellung geht es darum, seine Absichten einzuschätzen, in der zweiten um seine Emotionen. Die anderen Kategorien unterscheiden zwischen abstraktem und konkretem Wissen. Da sowohl abstrakte als auch konkrete Wissensinhalte explizit sind (d. h. sie sind bewusst, können analysiert und sprachlich ausgedrückt werden, im Gegensatz zum impliziten, intuitiven Wissen), sind bei beiden auch sprachliche Funktionen beteiligt. 40 Probanden, alles Rechtshänder, wurden mit fMRI* untersucht. Beide Geschlechter und sowohl Christen als auch Glaubensfreie waren je zur Hälfte vertreten. Sie mussten 70 verschiedene Aussagen beurteilen: in einem Durchgang, ob sie einer Aussage zustimmten, in einer Kontrollaufgabe, in welcher Schrift diese Aussage geschrieben war. Dabei konnten für jede der vier Kategorien bei Gläubigen spezifische Aktivierungsmuster nachgewiesen werden. Diesen Teilaspekten des religiösen Glaubens liegen also ganz bestimmte Hirnareale zugrunde, welche primär Funktionen wie Sozialverhalten, Sprache, Gedächtnis und logischem Denken dienen. Diese Fähigkeiten sind beim Menschen hochentwickelt, da sie entwicklungsgeschichtlich einen Selektionsvorteil bieten. Der religiöse Glauben ist wahrscheinlich eine «Zweckentfremdung» von evolutionär entstandenen normalen Hirnleistungen. Eine dänische fMRI-Studie von Uffe Schjødt der Universität von Aarhus zeigte, dass das persönliche Gebet eines tiefgläubigen Menschen wie ein Gespräch mit einem Freund ist. 20 Christen einer lutheranischen Kirche mussten das Vaterunser und einen Kinderreim still aufsagen, Geschenkwünsche an den St. Nikolaus richten oder ein persönliches, improvisiertes Gebet denken. Nur beim persönlichen Gebet waren Theory of Mind-Hirnareale aktiv.

Kleinkindesalter. In einer Studie eines irischen Teams um den Forscher Jesse Bering wurde Kindern ein Puppenspiel vorgeführt, bei der eine Puppenmaus von einem Stoffkrokodil verschlungen wurde. Befragt, ob die Maus noch lebe, Hunger habe, nach Hause wolle usw., wussten Kindergärtler, dass die Maus tot war, ihr Gehirn nicht mehr funktionierte (88%) und sie keinen Hunger mehr hatte – aber nur 24% dachten, dass die tote Maus nicht mehr nach Hause wollte. Die Kinder schrieben also einer toten Figur Emotionen und Absichten zu. Katholisch erzogene Kindern überwanden solche Vorstellungen später als ihre konfessionslos erzogenen Altersgenossen. Kinder sind «intuitive Theisten», sie entwickeln spontan übernatürliches und magisches Denken. Neurowissenschaftliche Ergebnisse lassen vermuten, dass der religiöse Glaube der Weg des geringsten Widerstandes ist, da er auf evolutionär entstandenen, bereits frühkindlich entwickelten Denkmustern beruht. Eine säkulare Weltanschauung zu entwickeln erfordert hingegen vermehrte Denkbemühungen, da dabei ursprünglich angelegte Denkmuster überwunden werden müssen. Maja Strasser, Bern Literatur: Highly religious participants recruit areas of social cognition in personal prayer. Schjoedt U, StødkildeJørgensen H, Geertz AW, Roepstorff A. Soc Cogn Affect Neurosci. 2009 Jun;4(2):199-207. Epub 2009 Feb 25. Cognitive and neural foundations of religious belief. Kapogiannis D, Barbey AK, Su M, Zamboni G, Krueger F, Grafman J. Proc Natl Acad Sci U S A. 2009 Mar 24;106(12):4876-81. Epub 2009 Mar 9. The natural emergence of reasoning about the afterlife as a developmental regularity. Bering JM, Bjorklund DF. Dev Psychol. 2004 Mar;40(2):217-33.

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einer Veranstaltung jedoch, die weit hinter ihrem Potenzial zurückgeblieben ist. Es fanden kaum echte Diskussion und direkte Konfrontationen statt. Die inhaltlichen Auseinandersetzungen blieben oberflächlich. Die kritische Stimme der Vernunft sprach eindeutig zu leise, und säkular-humanistische Menschenrechtsvertreter, die Klartext und Konfrontation nicht scheuen, waren im gesamten Diskurs stark untervertreten. Dies ist zwar schade, aber keineswegs überraschend. Dasselbe trifft ganz allgemein für den gegenwärtigen Umgang mit Religionskritik in der schweizerischen Öffentlichkeit zu. Julia Schaub, Zürich

Wichtig ist, dass keine dieser Studien etwas darüber aussagt, ob Götter existieren. Sie zeigen lediglich, welche Hirnareale für spezifische Teilaspekte des christlichen Glaubens aktiviert werden, woraus «Sind Sie nicht etwas man schliessen kann, welzu alt für einen che Denkfunktionen dem imaginären Freund?» Glauben zugrunde liegen. Insbesondere die Theory of Mind scheint dabei eine zentrale Rolle zu spielen. Diese sozial sehr wichtige Funktion ermöglicht die Vorstellung der Gedanken, Gefühle und Wünsche auch von abwesenden, toten oder imaginären Lebewesen, also eines vom Körper unabhängigen Geistes. Die Theory of Mind entwickelt sich bereits im * fMRI = functional Magnetic Resonance Imaging. Der MRI-Scanner erzeugt mit Hilfe von Magneten, Radiowellen und Computern Bilder von der Anatomie und der Aktivität des Gehirns.

Ich bin mit Ihm

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Säkulare Umschau Irland: Atheisten gegen «Defamation Bill» In Irland ist ein «SchmähungsGesetz» verabschiedet worden, das unter anderem auch Religionskritik unter Strafe stellt und der Polizei bei »Gotteslästerung» weit reichende Befugnisse einräumt. Nachdem anderswo in Europa entsprechende Paragrafen abgeschafft oder nur noch moderat angewendet werden, ist am 11. Juli 2009 in der Republik Irland mit knapper Mehrheit die «Defamation Bill» verabschiedet worden, welche das Blasphemie-Gesetz, das seit 1937 explizit in der irischen Verfassung vorgesehen ist, in der Fassung von 1961 aber als «nicht anwendbar» galt, ausdifferenziert. Wo der Druck wächst, wächst der Widerstand auch: Das Gesetz hat zur Folge, dass sich die offiziell 4% AtheistInnen und FreidenkerInnen in Irland organisieren, einen Präzendenzfall provozieren wollen und die Abschaffung des Gesetzes anstreben. Unter der Federführung des Ende 2008 gegründeten Atheist Ireland AGM ist die Internetplattform www.blashpemy.ie entstanden. Die AtheistInnen weisen dort darauf hin, dass in Irland rund eine

Büchertisch «Du musst dein Leben ändern» Dieser Titel, eine Zeile aus einem Gedicht von Rilke, lässt an Motivations- und Selbsthilfeliteratur denken. Vielleicht ist das Buch deswegen zu einem unerwarteten Bestseller geworden. Die meisten Exemplare werden wohl un- oder angelesen in den Regalen verstauben... Sloterdijk legt dar, dass die Religion keineswegs zurückkehrt, sondern dass der Mensch üben müsse, um mehr als er selbst zu werden. Angesichts der ökologischen und ökonomischen Bedrohung müsse man eine «universelle kooperative Askese» leben und «in täglichen Übungen die guten Gewohnheiten gemeinsamen Überlebens annehmen». Die erhellenden, scharfsinnigen Beobachtungen über Moral, Kunst, Politik, Religion, Hunger, Leben und Endlichkeit, Sexualität, Erziehung, Artistik und Sport wechseln zwischen ausgefeilt und ausgefallen. Die Geduld und Frustrationstoleranz des Lesers werden ausgiebig geübt: an unverständlichen Fremdwörtern, nicht weiter ausgeführten Anspielungen auf Werke von unzähligen Geistesgrössen, monströsen Satzkonstruktionen und Sloterdijks autoritärem Tonfall. Schade, denn wäre das Werk zugänglicher, könnte der Philosoph mehr Menschen davon überzeugen, dass «es so nicht weitergehen kann». Und wäre es knapper, ein Kondensat dieses umfangreichen Geschwurbels, bliebe dem Leser mehr Zeit zum Üben. Denn, wie Kästner sagt: «Es gibt nichts Gutes/ ausser: man tut es». Maja Strasser Peter Sloterdijk Du musst dein Leben ändern Über Anthropotechnik Suhrkamp 2009 723 Seiten ISBN 3518419951

Guinness-Werbung: Blasphemie oder nicht?

Irisches Blasphemie-Gesetz § 36 Gotteslästerung 1 Eine Person, die Blasphemisches veröffentlicht oder äussert, macht sich eines Vergehens schuldig und soll bis zu einer Höchststrafe von 25'000 Euro verurteilt werden. 2 Als gotteslästerlich gilt, wenn jemand a) etwas Herabsetzendes oder Verletzendes hinsichtlich Dingen, die von jeglicher Religion geheiligt werden, veröffentlicht oder äussert und dadurch eine Schmach unter einer hinlänglichen Zahl von Anhängern dieser Religion verursacht, und b) wenn jemand, bei der Veröffentlichung oder Äusserung dieser Dinge, beabsichtigt eine solche Schmach zu erzeugen. 1

Viertelmillion nichtgläubiger BürgerInnen weder PräsidentIn noch RichterIn werden können, weil sie dazu einen religiösen Eid leisten müssten. Ebenfalls ins Visier nehmen sie die mehrheitlich konfessionell geführten Primarschulen. Sie wollen zudem demnächst eine Kampagne starten, welche die Menschen auffordert, ihre «heiligen Bücher» auch wirklich einmal zu lesen – im Vertrauen darauf, dass diese Lektüre ihnen die Augen öffnen werde. In Irland hat vor kurzem ein Skandal um den Kindsmissbrauch in staatlich kontrollierten katholischen Heimen die Öffentlichkeit erschüttert. Die Frage der Trennung von Staat und Kirche ist auch deshalb hochaktuell. Irlands AtheistInnen haben prominente Unterstützung erhalten: Richard Dawkins erklärte, das Gesetz sei «eine Rückkehr ins Mittelalter». rc

Religion in der modernen Welt Herbert Schnädelbach, Professor für Philosophie an der HumboldtUniversität Berlin, löste im Mai 2000 mit seinem Artikel «Der Fluch des Christentums» in der Zeit eine heftige Kontroverse aus. Er diskutierte die Kehrseiten des Christentums, deren sieben «Geburtsfehler, die es gar nicht beheben kann, weil dies bedeutete, sich selbst aufzuheben. Vielleicht aber ist diese Selbstaufgabe der letzte segensreiche Dienst, den das Christentum unserer Kultur nach 2000 Jahren zu leisten vermöchte; wir könnten es dann in Frieden ziehen lassen». Die Schärfe seiner Kritik liess Gläubige und Säkulare aufhorchen. Der Philosoph Robert Spaemann, übrigens ein Berater Ratzingers, nannte den Artikel eine «Ökumene der Absurditäten», wies Schnädelbach zurecht, dass man nicht «in diesem Ton über das, was einem grossen und respektablen Teil der eigenen Mitbürger und einem sehr grossen Teil der Menschheit das Heiligste ist» spreche, und zählte Gegenbeispiele christlicher Menschenliebe und Aufopferung auf. Dieser Essay wurde nun zusammen mit anderen, zum Teil noch unveröffentlichten Schriften unter dem Titel «Religion in der modernen Welt» herausgegeben. Schnäbelbach hält fest, dass gute Religionskritik auch Berichtigung und Reform des Religiösen wolle, nicht Religionsvernichtung, und entsprechend analysiert er kundig, konstruktiv und differenziert. Interessant ist seine Atheismuskritik mit der Unterscheidung zwischen dem «konfessionellen Atheisten» («ich glaube, dass es Gott nicht gibt», also eine Art Gegenreligion), dessen Geschichtsvergessenheit und naturwissenschaftlich verpackte Propaganda er kritisiert, und dem «ungläubigen Atheisten» («ich glaube nicht, dass es Gott gibt»), welcher nur seinen Unglauben bekenne. Bei letzterem gebe es als Unterkategorie den «frommen Atheisten», der seinen fehlenden Glauben bedauere. Besonders lesenswert fand ich den Text über die oft behauptete «Wiederkehr der Religion», welche allenfalls die «Wiederkehr eines religiösen Bedürfnisses» sei. Störend ist die punktuell fehlende Stringenz der Kritik. Schnädelbach selbst bezeichnet sich als einen «nachdenklichen, irreligiösen Sympathisanten der Religion», während ihm gleichzeitig (jedenfalls bis zur Veröffentlichung dieses Buches) der Ruf eines scharfen Religionskritikers anhaftet. Tatsächlich ist er beides: Er vollzieht gelegentlich einen Spagat zwischen Vorwürfen wie «dem strategischen Umgang mit der historischen Wahrheit um einer höheren Wahrheit willen» und Anerkennung der christlichen Theologie als «im Christentum selbst institutionalisierte Religionskritik». Was würde wohl Gerd Lüdemann davon halten? > S. 7

Frankreich: «Burka ist nicht willkommen» Präsident Sarkozy verkündete vor dem französischen Kongress, dass die Burka auf dem Boden der République française nicht willkommen sei. Sie sei «kein religiöses Problem», sondern eins der Freiheit; sie widerspreche dem, was man sich in Frankreich unter «der Würde der Frau» vorstelle, sei «ein Zeichen der Versklavung». Ein Verbot ist jedoch nicht vorgesehen. Die muslimische Dachorganisation CFCM liess verlauten, dass es im Text des Koran keine Stelle gebe, die das Tragen einer Burka vorschreibe – im Gegensatz zum Kopftuch, für das es eine religiöse Vorschrift gebe, worauf bereits 2004, anlässlich des Verbot von Kopftüchern an der Schule, hingewiesen worden sei. Zugleich präsentiert jedoch die Webseite des CFCM an prominenter Stelle einen Text des Kolonalismuskritikers Frantz Fanon, der einen Zusammenhang zwischen der «Zerstörung der algerischen Gesellschaft» und der «Entschleierung der Frau» herstellt: «Ayons les femmes, le reste suivra». rc www.heise.de 29.06.2009

§ 37 Polizeibefugnisse Wenn eine Person eines Vergehens nach § 36 für schuldig befunden wurde, kann das Gericht eine Vollmacht verfügen, die a) jedes Mitglied der Nationalpolizei autorisiert, zu jeder begründbaren Zeit jede Räumlichkeit (einschliesslich einer Wohnung) zu betreten (falls notwendig mit der dazu begründbaren Gewalt), wenn belegbare Gründe vorliegen, dass dort Kopien der beanstandeten Dinge zu finden sein könnten. Kopien dürfen gesucht und entfernt werden. (...)

8/2009 frei denken.

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Es sagte...

Rat von Ratzinger: Beten gegen die Krise Pünktlich zum G8-Gipfel meldet sich der Papst zu Wort und bietet uns seine Analyse der Wirtschaftskrise dar. Sein Rezept lautet lapidar: Liebe und Wahrheit. In seiner Enzyklika fordert er eine globale Aufsichtsbehörde, die nach den Grundsätzen seiner Heilslehre funktionieren soll. Da es doch unterschiedliche Vorstellungen von Wohlfahrt gibt, beginnen hier schon die ersten Interpretationsprobleme. Liebe… Es kann denn getrost behauptet werden, dass nicht alle mit der Definition der römisch katholischen Kirche, was als würdiger Lebensentwurf gelten dürfe, einverstanden sind. In «Caritas in Veritate» propagiert Benedikt XVI nämlich erneut exklusiv das katholische Modell der Familie, begründet auf der «heiligen» Ehe als einzige alleinseligmachende Form der Gemeinschaft von Mann und Frau. Mehr noch, der Staat solle diese tatkräftig fördern und steuerlich und wirtschaftlich unterstützen. Pech für all die Singles, Alleinerziehenden, Patchworker und Anderssituierten. Auf über 100 Seiten referiert der Oberhirte darüber, dass es in den heutigen schwierigen Zeit wieder Christen brauche, die ihre Arme nach Gott ausstrecken; da sind all die Banker und Parlamentarier, die sich in Gebetsgruppen formieren, um eine neue Finanz- und Weltordnung voranzutreiben, voll auf Kurs. Leider zeigt der Vatikanchef eine klaffende Realitätsferne, ja mehr noch, absolutes Unwissen über die Zustände auf unserem Planeten, wenn er die «Abkehr von Gott» und die «atheistische Indifferenz» als Hindernis für die Entwicklung geisselt. …und Wahrheit? Ein solches Statement erweist sich im Lichte aller Statistiken als pure Propagandalüge. Es genüge, auf den Human Development Index der UNO* zu verweisen, wo eben jene Nationen obenauf schwingen, die sich weniger auf den Glauben als auf’s Machen und Wissen verlassen und eine relativ hohe Anzahl an Atheisten aufweisen: Kanada, Norwegen, Australien, Niederlande, Japan. Hätte Josef Ratzingers mit seiner sozio-ökonomischen Diagnose recht, müsste Italien, das wie kaum ein anderes europäisches Land unter der Ägide des Vatikans steht, auf den vordersten Plätzen rangieren. Tatsächlich platziert es sich bloss an 19. Stelle, nach Irland und den nicht weniger frommen Vereinigten Staaten. Auch Saudi Arabien, das doch einiges an Reichtum produziert, schneidet in diesem Ranking eher dürftig ab (Platz 55), werden in diesem Report nicht nur Einkommen oder BIP sondern speziell auch Bildung, medizinische Versorgung, Teilnahme und Einfluss (insbesondere der Frauen) im öffentlichen und wirtschaftlichen Leben, individuelle Entfaltungsmöglichkeiten und Entscheidungsfreiheit berücksichtigt. Grazia Annen, Arth *

FVS-Agenda Zentralvorstand Sa. 29. August 2009 im Freidenkerhaus Bern

Grosser Vorstand 2009 Sa. 21. November in Olten

Steven Weinberg

Physiknobelpreisträger 1979 «Als Wissenschaftler bin ich es gewohnt, die wissenschaftliche Wahrheit durch Beobachtung und mit dem Verstand zu beurteilen und mir viel Zeit zu nehmen, bevor ich zu einem definitiven Schluss komme. Ich bin es auch gewohnt, herauszufinden, dass ich bei einigen Dingen falsch lag. Diese Erfahrung passt nicht sehr gut zum Antrieb religiöser Leute, die gläubig sind, nur weil ihre Eltern dies bereits waren oder weil der Glaube sie glücklich macht oder weil sie annehmen, dass sie sonst sündigen würden. Als Wissenschaftler habe ich eine Abneigung gegen die Art und Weise, wie religiöse Leute zu einem Urteil gelangen.» «Die Religion richtet so viel Schaden an. Es gibt auch Gutes, und es ist schwierig, Gutes und Schlechtes gegeneinander abzuwägen. Aber ich bin überzeugt: Wenn man die Geschichte betrachtet und sogar die Gegenwart, dann schadet die Religion mehr, als dass sie hilft.» Tages Anzeiger 7.7.2009

Basel - Nordwestschweiz Samstag, 15. August 15:00 Gartenfest Infos und Anmeldung: 061 261 36 19

Jeden letzten Freitag ab 19:00 Freie Zusammenkunft Rest. "Spillmann", Eisengasse 1

Basel – Union

Jeden letzten Freitag ab 19:00 Freie Zusammenkunft Rest. "Spillmann", Eisengasse 1

Einführung ins freie Denken Sommerpause bis 2. Oktober 2009

Bern

Montag, 10. August 15:00 Seniorentreff im Freidenkerhaus, Weissensteinstr. 49B

Dienstag, 25. August 19:00 Abendtreff Rest. "National" Hirschengraben 24, Bern

Schaffhausen Café CoopCity

Jeden Samstag 10-11:00 Freidenkerstamm

St. Gallen

Fortsetzung von Seite 6

Der Göttinger Theologe macht sich für eine universitäre Theologie stark, die «forscht und informiert, nicht offenbart und predigt, zur Mündigkeit in Sachen Religion erzieht und nicht zur Hörigkeit gegenüber einem alten Aberglauben verleitet, so modern der sich auch geben mag», und wurde dafür akademisch kaltgestellt (Aberkennung der Prüfungsberechtigung, Mittelkürzungen). Ist das der «selbstkritische Wahrheitsanspruch», den Schnädelbach lobt? – Gelegentlich kann man kaum glauben, dass alle Essays aus derselben Feder stammen. Bei aller Anerkennung seiner Differenziertheit – mehr Ausgewogenheit hätte seine Kritik akkurater gemacht. Fazit: insgesamt lesens- und bedenkenswerte Religionskritik, überwiegend bissig, punktuell etwas zahnlos. Maja Strasser Herbert Schnädelbach Religion in der modernen Welt Fischer Tb. 2009 189 Seiten ISBN 359618360X

www.hdr.undp.org/en/statistics

Freitag, 14. August Sommerabend

19:00

Rest. "Mole", Romanshorn

Winterthur «Zum letzten Mal: Hört auf, mir zu folgen! Ich bin Kreationist!»

August: Sommerpause

Zürich

Montag, 10. August 14:30 Sommerzusammenkunft im "Grünwald" Regensdorferstr. 237, 8049 Zürich

Novembervorträge 2009

Gottlos – Leben ohne Religion 2. - 6. November 2009 Basel, Bern, Zürich, Zug, St. Gallen

Prof. Dr. Franz Josef Wetz Philosoph Schwäbisch Gmünd Autor von «Baustelle Körper» Bioethik der Selbstachtung Klett, 2009 Details auf www.frei-denken.ch

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