Dichiarazione sul riconoscimento pubblico dell'Islam

Pensare coerentemente alla laicizzazione fino in fondo

Vollverschleierte Muslima und Schweizer Briefkasten
Picture: selezione.ch

I Liberi Pensatori in Svizzera prendono atto con preoccupazione delle crescenti richieste di riconoscimento di altre comunità religiose da parte dello Stato. Invece di riconoscere le altre comunità religiose in modo arbitrario e con incomprensibile tolleranza, la laicizzazione deve essere pensata e condotta fino in fondo in tutti i cantoni della Svizzera. Lo stato e la chiesa devono finalmente essere disgregati e separati in modo coerente nell’interesse di tutta la società aperta e libera.

I Liberi Pensatori sono preoccupati a seguito delle richieste di riconoscere altre comunità religiose e le rifiutano per i seguenti motivi:

  • La popolazione svizzera sta diventando sempre più laica. Una netta maggioranza degli svizzeri oggi ha una relazione distanziata riguardo alle religioni. Le chiese regionali perdono membri; già oggi la parte di popolazione senza religione sta crescendo più velocemente. In questo contesto non è più giustificato il riconoscimento di diritto pubblico ad altre comunità religiose.
     
  • Il riconoscimento statale non giova alle persone ma principalmente ai funzionari e alle organizzazioni. Ma anche se si volesse ottenere questo riconoscimento, sarebbe enigmatico sapere quale associazione dovrebbe assumere questa funzione, in quanto attualmente non esiste nessuna organizzazione ombrello, che rappresenti la maggioranza dei musulmani in Svizzera. Inoltre i membri di fede musulmana in Svizzera vivono solitamente lontani dalla religione, esattamente come i membri delle chiese cristiane locali. (Secondo l’Ufficio federale di statistica (fonte) circa il 45% di tutti i musulmani in Svizzera non visita mai una moschea. Un altro 30% lo fa un massimo di cinque volte all’anno.)
     
  • Il riconoscimento da parte dello stato di altre comunità religiose dovrebbe, tra l’altro essere subordinato all’obbligo di assumere un chiaro impegno nei confronti dei valori svizzeri. Democrazia, dignità umana, parità tra i sessi e diritti umani secondo la comprensione del nostro stato costituzionale sono comunque universali e devono quindi svilupparsi nella società intera. Un riconoscimento statale per chiedere l’accettazione di questi canoni di valore da alcune comunità religiose non è quindi necessario.
     
  • Il fatto è che finché le comunità religiose riconoscono i valori di base riconosciuti, in particolare i diritti umani, possono manifestarsi liberamente in Svizzera nel quadro della libertà di espressione e di unione. Per contro, le comunità che non condividono questo consenso di base non potranno essere modificate riconoscendo le loro forme più liberali, ma costituiscono casi di protezione dello stato e di polizia.
     
  • Il rapporto tra lo stato e le chiese locali è oggi spesso molto intrecciato e c’è una palese mancanza di trasparenza riguardo ai fondi sovvenzionati dallo stato. Ad esempio non vi è alcuna distinzione tra spese nel campo del culto e spese per scopi sociali. Il riconoscimento di altre comunità aggraverebbe soltanto questa situazione.
     
  • Le comunità religiose, per poter funzionare, non necessitano né di privilegi statali né della loro forma giuridica. Non c’è motivo per cui le comunità religiose debbano essere trattate meglio di altre forze della società (ONG, partiti politici e associazioni).
     
  • Uno stato moderno è impegnato in una politica di neutralità religiosa e, finché una religione non rappresenta una minaccia per la società aperta, deve trattare allo stesso modo tutte le comunità religiose. Il riconoscimento di ulteriori – selezionate - comunità religiose non significherebbe l’uguaglianza, ma ulteriori discriminazioni rispetto alle comunità religiose non riconosciute. La parità di trattamento può essere raggiunta solo attraverso la coerente separazione tra stato e chiesa.

L’Associazione Svizzera Liberi Pensatori respinge pertanto decisamente il riconoscimento di altre comunità religiose. Sarebbe invece da scindere in modo coerente il rapporto tra stato e chiesa – dunque tra i singoli cantoni e le chiese già esistenti nel paese.

12 settembre 2018


La dichiarazione in formato PDF