Freidenker 10/2007.pdf

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(file: @@freidenker-200710.pdf@@)libero pensatore 92. Jahrgang Nr. 10 Oktober 2007 KirchenvertreterInnen werden nicht müde, ihn in jeder Diskussion über das Verhältnis Staat und Religion zu zitieren: den deutschen Rechtsphilosophen Ernst-Wolfgang Böckenförde, der 1976 das sogenannte Böckenförde-Dilemma formuliert hat, nach dem der freiheitliche, säkularisierte Staat von normativen Voraussetzungen lebt, die er selbst nicht garantieren kann. Unterstützt fühlen die Kirchen sich in ihrem Anspruch, die massgebende Instanz für die Letztbegründung von Normen und Werten zu sein, seit ein paar Jahren auch vom deutschen Philosophen Jürgen Habermas, dem Erfinder der Diskurstheorie der Ethik. In seiner Dankesrede anlässlich der Verleihung des Friedespreises des deutschen Buchhandels hatte Habermas 2001 gesagt: Die säkularisierte Gesellschaft dürfe sich trotz der "Trennung von Religion und Staat", trotz der "Spannung zwischen säkularer Gesellschaft und Religion" nicht den "normativen Gehalten religiöser Überlieferung" gegenüber verschliessen. Er forderte darum die gläubigen Bürger auf, "ihre religiösen Überzeugungen in eine säkulare Sprache" zu übersetzen und sich so Gehör zu verschaffen und allenfalls "die Zustimmung von Mehrheiten zu finden". Dagegen ist auf den ersten Blick nichts einzuwenden. Dass jemand einer bestimmte Religion anhängt, heisst ja nicht, dass seine/ihre Wertvorstellungen in einem konkreten Zusammenhang falsch sind und nicht in die demokratische Diskussion einfliessen sollten. Problematisch wird es da, wo sich religiöse DiskursteilnehmerInnen in ihrer Begründung auf den absolu"Unsere säkularen und laizistischen Werte haben wir nicht zuletzt im Kampf gegen die Pfaffen errungen." Frank A. Meier, Publizist, Sonntagsblick 26. Mai 2007. Wertediskurs erfordert Offenheit ten Wahrheitsanspruch ihrer heiligen Bücher oder unfehlbarer Chefdogmatiker berufen. Weil Nichtgläubige bei diesem absoluten Wahrheitsanspruch nicht mitmachen, endet eine Diskussion regelmässig an diesem Punkt. sen. Wohl im Bewusstsein, dass man seine Schäfchen besser nicht zu mündig werden lässt, damit sie weiterhin gehorchen. Klar ist für Habermas, dass sich der Staat nur auf säkulare Gründe stützen Die Brücke, so Habermas, müssten die Religiösen schlagen, indem sie ihre normativen Gehalte in eine säkulare Sprache übersetzen. Die reformierten Kirchen haben dies in den letzten 500 Jahren getan – mit dem Ergebnis, dass einer grossen Zahl von Mitgliedern klar geworden ist, dass sie dadurch einfach zu einem unter anderen Playern im grossen Diskurs geworden sind – da kann man auch austreten... Die katholische Kirche und der Islam haben sich bislang davor gehütet, "gefährliche Ideen" zuzulas"Abtreibung ist eine private Angelegenheit. Frauen müssen frei und in eigener Verantwortung entscheiden." Annemarie Rey, Tabubrecherin. Seite 3 dürfe. Tradierte Positionen könnten deshalb auch nur soweit Bestand haben, als es gelinge "sich das historisch Vorgefundene nach eigenen rationalen Massstäben anzueignen." Religiöse Positionen also vom Ergebnis her betrachten? Religion als geistesgeschichtlicher Steinbruch – warum nicht? Aber der ganze Rest der Religion wird bei säkularen Menschen weiterhin nur Kopfschütteln auslösen und trotzdem für die Gläubigen gerade das Wesentliche ihrer Religion ausmachen... Seite 3 "In Wissenschaft und Politik können wir uns keine Tabus leisten – im Sozialen können sie nützlich sein." Steven Pinker, Evolutionspsychologe. Seiten 4-5 FREIDENKER 10/07 1 L'illusione di Dio Un anno giusto dopo la prima pubblicazione esce la traduzione in lingua italiana del libro di Richard Dawkins "The God Delusion" (September 2006, ISBN 0-618-680004), col titolo "L'illusione di Dio. Le ragioni per non credere". Richard Dawkins è uno dei più famosi scienziati di oggi e uno dei più strenui difensori della teoria darwiniana della selezione naturale, a cui ha dedicato libri di enorme successo, a partire da Il gene egoista fino a Il racconto dell'antenato. Ma Dawkins, indicato recentemente come uno dei tre intellettuali più influenti del mondo, è anche un ateo convinto, e non ha nessuna intenzione di nasconderlo. La tesi di questo suo nuovo libro, che ha suscitato un enorme clamore nel mondo anglosassone e ha generato un dibattito accesissimo, è molto semplice: Dio non esiste e la fede in un essere superiore è illogica, sbagliata e potenzialmente mortale, come millenni di guerre di religione e la recente minaccia globale del terrorismo fondamentalista islamico dimostrano ampiamente. Agli occhi di Dawkins, ogni religione condivide lo stesso errore fondamentale, vale a dire l'illusoria credenza nell'esistenza di Dio, e, con essa, la pericolosa sicurezza di conoscere una verità indiscutibile perché sacra. Con il suo stile efficacissimo, sviluppando in dettaglio una grande quantità di argomenti, Dawkins ha scritto un manifesto di orgoglio intellettuale contro tutte le fedi e un attacco in piena regola a ogni forma di credenza religiosa, senza, tuttavia, cadere nella sterile polemica e nella contrapposizione dogmatica. Un saggio esplosivo, che affronta con il rigore del ragionamento scientifico una materia delicata e incandescente, prendendo in modo risoluto una posizione controversa. I punti fondamentali del libro sono costituiti dai quattro appelli di cui Dawkins parla nella prefazione o Ateisti possono essere felici, equilibrati morali e intellettualmente appagati. o La selezione naturale e altre teorie scientifiche sono superiori ad una "Ipotesi di Dio" nello spiegare il mondo vivente e forse perfino per spiegare il cosmo. o Bambini non dovrebbero essere etichettati dalla religione dei loro genitori. Termini come "bambino cattolico" o "bambino musulmano" dovrebbero far trasalire le persone. o Ateisti dovrebbero essere fieri, non aver paura della propria ombra, perché ateismo è evidenza di una mente sana e indipendente. Dawkins definische "illusione" come "un persistente pensiero falso tenuto in faccia a forti evidenze contrarie, segnatamente come sintomo di disordine psichiatrico," è incline a seguire Robert M. Pirsig, che disse: "quando una persona soffre di una illusione viene chiamato insanità. Quando molte persone soffrono di una illusione viene chiamato Religione." Biografia dell'autore (wikipedia) Richard Dawkins è nato a Nairobi, in Kenya, il 26 marzo 1941, da una famiglia inglese. Il padre si era trasferito in Africa durante la Seconda Guerra Mondiale per servire nelle forze alleate. Nel 1949 la famiglia Dawkins tornò in Inghilterra. Dawkins ha studiato all'Università di Oxford, laureandosi nel 1962 e svolgendo poi il dottorato di ricerca insieme all'etologo olandese Niko Tinbergen. Trasferitosi negli Stati Uniti, dal 1967 al 1969 è stato assistente nella facoltà di zoologia all'Università di Berkeley (California). Nel 1970 è divenuto professore universitario (lecturer) di zoologia all'Università di Oxford. La sua prima opera di divulgazione scientifica fu "Il gene egoista" ("The selfish gene", pubblicato nel 1976 e in seguito rivisto e aggiornato nel 1989). Il suo grande successo nel settore della divulgazione dei temi della teoria dell'evoluzione lo ha condotto, nel 1995, a diventare titolare della prima cattedra di "Public Understanding of Science" a Oxford. Dal 1997 divenne anche membro della Royal Society of Literature.È sposato dal 1992 con Lalla Ward, attrice ed artista, che ha curato le illustrazioni per alcuni suoi libri. I due sono stati presentati da un amico comune: lo scrittore britannico Douglas Adams. Libri di Richard Dawkins Il gene egoista (1976) Mondadori - ISBN 8804393181 Il fenotipo esteso (1982) Zanichelli - ISBN 8808060225 L'orologiaio cieco (1986) Mondadori - ISBN 8804512792 Il Fiume della Vita (1995) Sansoni - ISBN 8838316775 Alla conquista del monte improbabile Mondadori - ISBN 8804517514 (1996) L'arcobaleno della vita (1998) Mondadori - ISBN 8804501510 Il cappellano del Diavolo (2003) Raffaello Cortina Ed. - ISBN 887078908X Il racconto dell'antenato (2004) Mondadori - ISBN 8804560002 ASLP: Assemblea generale ordinaria 2007 sabato 13 ottobre 2007 con inizio alle ore 10.30 al Centro polivalente comunale di Coldrerio seguirà un pranzo in comune Le convocazioni personali con programma seguiranno. L'illusione di Dio. Le ragioni per non credere. Milano, Mondadori (2007) p. 400 sFr. 19,00.ISBN 8804570822 2 FREIDENKER 10/07 Fortsetzung von Seite 1 Wir Nichtreligöse könnten uns mit Habermas Vorschlag also ohne Weiteres einverstanden erklären. Die Kirchenvertreter hingegen versuchen, Habermas Diktum auf ihre eigenen Mühlen zu leiten und kennen keinen Skrupel, wenn es darum geht, die Werte wie Freiheit, Gerechtigkeit und Demokratie als christlich begründet zu reklamieren, obwohl sie gegen höchsten Widerstand der Kirche erstritten werden mussten, und kirchliche Schandtaten wie Kriegshetze, Judenhass, sexueller Missbrauch, als Entgleisungen einzelner Individuen darzustellen – das "wahre Christentum" hat nichts damit zu tun. Das hören wir überall, wo Kirchenvertreter auftreten, auch kürzlich in der TalkSendung" SonntagsBlick-Standpunkte", wo sich selbst Moderator Frank A. Meyer über die Dreistigkeit der Behauptungen der Religionsbefürworter enervierte – und den einzigen Religionskritiker in der Runde, Beda Stadler, unterstützte. Entlarvend für diese Blindheit der Religiösen ist auch immer noch der Film "Die hasserfüllten Augen des Herrn Deschner", der neu auch auf dem Internet zu sehen ist (Hinweis auf www.frei-denken.ch). Das selbe Argumentationsschema bei den Muslimen: kritisierte Praktiken wie Zwangsheirat, Ehrenmord etc. werden regelmässig als nicht muslimisch sondern ethnisch bezeichnet – der "wahre Islam" hat nichts damit zu tun. Religionen ernst nehmen Nehmen wir diese Argumentationen doch einfach ernst: Offenbar vermag die Religion die Lebenspraxis der Menschen in entscheidenden Bereichen gerade nicht zu beeinflussen. Das bedeutet, dass einzelne Religionsangehörige möglicherweise nicht wegen, sondern trotz ihrer Religion human denken und handeln. Und das wiederum bedeutet, dass der Beitrag der Religionen zu einem gewaltfreien und friedliche Zusammenleben nicht wesentlich sein kann. Erst die Aufklärung, die Mündigkeit der Menschen garantiert, dass sie sich aus eigenem Antrieb am Projekt Menschlichkeit beteiligen, sich in den demokratischen Diskurs einbringen und das Ergebnis dann auch akzeptieren und umsetzen. Reta Caspar Seminar für Ritualbegleiter/innen Samstag, 3. November 2007 9:30-16:00 Uhr im Restaurant Bahnhof in Olten Kosten: Für Mitglieder der FVS werden sämtliche Kosten von der Zentralkasse übernommen. Kursleiter: Jürg L. Caspar Anmeldung bitte an Jürg L. Caspar, Büelrain 4, 8545 Rickenbach Tel. 052 337 22 66 – Fax 052 337 22 20 – Mobil 079 4 305 305 E-mail: jlcaspar@bluewin.ch Die Erzengelmacherin Das 30-jährige Ringen um die Fristenregelung Anne-Marie Rey (2007) Mit der Annahme der Fristenregelung am 2. Juni 2002 – sie trat am 1. Oktober des gleichen Jahres in Kraft – hat in der Schweiz ein 100-jähriger Kampf für das Recht der Frauen, selbst zu entscheiden, ob und wann sie ein Kind bekommen wollen, sein Ende gefunden. 30 Jahre davon hat Anne-Marie Rey an vorderster Front für dieses Recht mitgekämpft. In ihrer Autobiografie "Die Erzengelmacherin" schildert die heute 70-Jährige diesen nervenaufreibenden und langwierigen Kampf. Sie zeichnet damit ein wichtiges Kapitel Schweizer Frauengeschichte nach und zeigt auf, dass man politisch viel bewirken kann, vorausgesetzt man hat einen langen Atem. Anhand der jüngsten Entwicklungen in den Vereinigten Staaten, in Osteuropa und Lateinamerika, wo fundamentalistische Christen die Legalisierung des Schwangerschaftsabbruchs mit immer schärferem Geschütz attakkieren, legt sie dar, dass einmal erkämpfte Rechte keine Garantie für die Zukunft sind, sondern immer wieder aufs Neue verteidigt werden müssen. In ihren sehr persönlichen Schilderungen führt uns Anne-Marie Rey ausgehend von ihrer Kindheit in Burgdorf, wo ihr Vater, ein Gynäkologe, ungewollt Schwangeren zu einem Abbruch verhalf – und dabei auch in Konflikt mit dem Gesetz geriet –, durch die vielen Etappen der Meinungsbildungsarbeit und die verschiedenen Abstimmungskämpfe. Sie schildert erschütternde Schicksale von Frauen, die in der Illegalität abtreiben mussten und verurteilt wurden. Eine Chronologie der Ereignisse rundet die umfangreiche Autobiografie ab, die auch als Mutmacher für Engagierte auf anderen Gebieten gedacht ist. ca. 400 Seiten, CHF 34.-, Euro 19.-, ISBN 978-3-905795-02-8 Über die Autorin Anne-Marie Rey, geboren 1937 in Burgdorf. Nach der Matur Studium an der Dolmetscherschule der Uni Genf. 1962-1965 Berufsschulklasse an der Tanzakademie Harald Kreutzberg. 1970 Mitbegründerin der Schweiz. Arbeitsgemeinschaft für Bevölkerungsfragen SAfB (später ECOPOP) und deren Sekretärin bis 1987. 1971 Mitglied des Initiativkomitees für straflosen Schwangerschaftsabbruch. 1973 Mitbegründerin und Vizepräsidentin, später Ko-Präsidentin der Schweiz. Vereinigung für Straflosigkeit des Schwangerschaftsabbruchs (SVSS). 1980-88 Mitglied des Grossen Gemeinderates von Zollikofen. 1988-1995 Mitglied des Grossen Rates des Kantons Bern. In der Funktion als Ko-Präsidentin der SVSS 30 Jahre lang an vorderster Front engagiert in der Informations- und Lobbyarbeit für die Fristenregelung und in den verschiedenen Abstimmungskampagnen zu diesem Thema 1977, 1978, 1985, bis zum Erfolg 2002. Die Autorin ist verheiratet und Mutter von drei erwachsenen Kindern. Sie ist Mitglied der Berner Freidenker. FREIDENKER 10/07 3 Aufklärung Tabu – Gefährliche Ideen te, die mit Beweisen und Argumenten von ernsthaften Wissenschaftlern und Denkern verteidigt werden, die jedoch so wahrgenommen werden, als würden sie die kollektive Anständigkeit einer Zeit herausfordern. Die oben genannten Ideen und die moralische Panik, die jede von ihnen während der letzten 25 Jahre auslösten, seien nur Beispiele. Autoren, die Ideen wie diese vorgebracht hätten, seien verteufelt, zensiert, gefeuert, bedroht und in einigen Fällen körperlich angegriffen worden. Die Geschichte zeige jedoch, dass die Menschen wiederholt faktische Behauptungen mit ethischen Schlussfolgerungen verbunden hätten, die heute lächerlich erscheinen. Die Angst, dass die Struktur unseres Sonnensystems gravierende moralische Konsequenzen habe, sei ein klassisches Beispiel, das Aufdrängen von "Intelligent Design" in amerikanischen Biologieunterrricht ein aktuelles. Was macht eine Idee zur "gefährlichen Idee"? Ein Faktor sei eine denkbare Kette von Ereignissen, bei denen die Akzeptanz einer Idee zu einem Ergebnis führen könnte, das man als schädlich einstuft. In religiösen Gesellschaften etwa die Befürchtung, dass, wenn die Menschen aufhören, an die wörtliche Wahrheit der Bibel zu glauben, sie auch aufhören, an die Autorität ihrer moralischen Gebote zu glauben. In progressiven Kreisen etwa die Befürchtung, dass, wenn die Menschen jemals irgendwelche Unterschiede zwischen Rassen, Geschlechtern oder Individuen anerkennen, sie dann auch Diskriminierung oder Unterdrückung für gerechtfertigt halten. Andere "gefährliche Ideen" führen zur Befürchtung, dass die Menschen ihre Kinder ablehnen oder misshandeln würden, der Umwelt gleichgültig gegenüber stehen, menschliches Leben herabwürdigen, Gewalt akzeptieren und die Lösung gesellschaftlicher Probleme aufgeben. Intellektuelle Scheuklappen verschiedenster Fraktionen seien Realität, und Der amerikanische Verleger John Brockmann (*1941) ist der Gründer der Edge Foundation, einer Stiftung, die seit 1988 jedes Jahr führende Intellektuelle über ein bestimmtes Thema nachdenken lässt. 2006 war das Thema: "Was ist Ihre gefährliche Idee?" Das Ergebnis ist mit dem Untertitel "Heutige Vordenker zum Undenkbaren" publiziert worden. Die Einleitung wurde von Steven Pinker verfasst, das Schlusswort von Richard Dawkins. Wir drucken hier eine Zusammenfassung ihrer Gedanken ab. Haben Frauen im Durchschnitt ein anderes Anlagenprofil und andere Emotionen als Männer? Hat sich der Zustand der Umwelt innerhalb der letzten 50 Jahre verbessert? Sind Selbstmord-Attentäter gebildet, psychisch gesund und durch ihre Moral angetrieben? Kämen Vergewaltigungen seltener vor, wenn Prostitution legalisiert würde? Ginge es der Gesellschaft besser, würde man Heroin und Kokain legalisieren? Könnte man den Schaden, den der Terrorismus anrichtet, mindern, wenn man der Polizei unter bestimmten Umständen gestatten würde, Verdächtige zu foltern? Hätte Afrika eine bessere Chance, der Armut zu entkommen, wenn es mehr umweltverschmutzende Industrie zuliesse und den Atommüll Europas annehmen würde? Sollten die Menschen das Recht haben, sich selbst zu klonen oder die genetischen Wesenszüge ihrer Kinder aufzubessern? Mit diesen und weiteren Fragen irritiert uns Steven Pinker in seinem einleitenden Essay über Ideen, die verurteilt werden, nicht weil sie offensichtlich falsch sind oder schädliche Handlungen befürworten, sondern, weil sie scheinbar die bestehende Moralordnung zersetzen. Mit "gefährliche Ideen" meint er also nicht Massenvernichtungswaffen, oder rassistische, faschistische oder andere fanatische Ideologien, sondern faktische oder politische Standpunk- es sei beunruhigend zu sehen, dass die beiden Einrichtungen, die eigentlich den grössten Anteil an der Erkenntnis der Wahrheit haben sollten – Universitäten und die Regierung –, oft durch moralisch gefärbte Ideologien eine klare Sicht verlieren. Neue Ideen, nuancierte Ideen, ausgeglichene Ideen – und manchmal gefährliche Ideen – hätten oft Probleme damit, sich gegen diese gruppengebundenen Überzeugungen Gehör zu verschaffen. Soziale Funktion von Tabus Die Überzeugung, dass ehrliche Meinungen gefährlich sein können, könnte jedoch sogar einer Eigenart der menschlichen Natur entspringen. Forschungen hätten gezeigt, dass bestimmte menschliche Beziehungen auf einer Basis von unerschütterlichen Überzeugungen stehen. Wir lieben unsere Kinder und Eltern, sind treu gegenüber unseren Ehepartnern, halten zu unseren Freunden, tragen bei zu unseren Gemeinschaften und sind loyal gegenüber unseren Bündnispartnern, nicht deshalb, weil wir immerzu die Verdienste dieser Bindungen in Frage stellen und sie einschätzen, sondern, weil wir sie instinktiv spüren. Anständige Menschen würden nicht bedächtig Vor- und Nachteile abwägen, wenn es darum gehe, ihre Kinder zu verkaufen, ihre Freunde oder Ehepartner, ihre Kollegen oder ihr Land zu verraten. Sie lehnen diese Möglichkeiten im Vorhinein ab; sie "gehen nicht so weit". Das Tabu, heilige Werte in Frage zu stellen, ergebe also Sinn, wenn es um persönliche Beziehungen geht. Es ergebe jedoch viel weniger Sinn, wenn es darum gehe, herauszufinden, wie die Welt funktioniert oder wie man ein Land regiert. Alle massgeblichen Ideen prüfen Pinker plädiert dafür alle Gedanken über die Wahrheit empirischer Behauptungen oder über die Wirkungskraft politischer Massnahmen zu erkunden, auch wenn sie unserem moralischen Empfinden erst einmal zuwider laufen. Ihre VertreterInnen sollten sogar ermutigt werden, weiter zu forschen. Die Suche nach der Wahrheit sei schlicht vernünftig, weil jede Handlung, die auf falschen Grundannahmen aufbaue, nicht die Folgen haben werde, die wir uns wünschen. 4 FREIDENKER 10/07 Da Ideen mit anderen Ideen verbunden sind, manchmal in zirkelförmiger und unvorhersehbarer Weise, könne die Entscheidung, etwas zu glauben, das vielleicht nicht wahr ist, oder sogar das Aufbauen von Mauern der Ignoranz um eine Thematik, das gesamte intellektuelle Leben verderben und dazu führen, dass überall Fehler wuchern. Falsifikation als Prinzip Ob eine Idee wirklich falsch sei, könnten wir nur herausfinden, wenn wir sie offen untersuchen. Auf diese Weise seien wir besser in der Lage, andere davon zu überzeugen, dass die Idee falsch sei, als wenn wir sie im Privaten beliessen. Die Vermeidung eines Themas wirke wie eine stillschweigende Anerkennung, dass die Idee wahr sein könnte. Sollte eine Idee hingegen wahr sein, dann sollten wir besser unsere moralischen Empfindungen mit ihr in Einklang bringen, da aus der Heiligung eines Wahns nichts Gutes entspringen könne. Die moralische Ordnung sei nicht zusammengebrochen, als man aufzeigte, dass sich die Erde nicht im Mittelpunkt des Sonnensystems befindet, und sie werde weitere Berichtigungen unseres Verständnisses überleben, wie die Welt funktioniert. "Richte keinen Schaden an" Trotzdem spricht er sich für Vorsicht aus: Unser Leitprinzip im intellektuellen Leben sollte – wie in der Medizin – sein: "Vor allem: Richte keinen Schaden an". Aufmerksam sollten wir vor allem dort sein, wo die Gefahr einer Idee jemand anderen betrifft als jene, welche die Idee äussern. Wissenschaftler, Gelehrte und Autoren könnten als Mitglieder einer privilegierten Elite ein Interesse daran haben, Ideen zu verkünden, welche ihre Privilegien rechtfertigen und die Opfer der Gesellschaft verharmlosen. Sinnvolle "Ignoranz" Nicht immer jedoch ist der offene Weg der vernünftige. Vernünftig Handelnde entscheiden sich oft für die Ignoranz. Wissenschaftler überprüfen etwa Medikamente mit Hilfe von Doppelblindtests, bei denen sie sich davor bewahren zu erfahren, wer das Medikament und wer das Placebo bekommen hat, und sie bearbeiten Manuskripte aus den selben Gründen an- onym. Die meisten Menschen entscheiden gegen das Wissen um etwa das Geschlecht ihres ungeborenen Kindes, oder ob sie ein Gen für die Huntington-Krankheit tragen, oder ob ihr namentlicher Vater genetisch mit ihnen verwandt ist. Möglicherweise könnte eine ähnliche Logik sogar dazu aufrufen, gesellschaftlich schädliche Informationen vor der Öffentlichkeit zu verbergen. Kontrollierte Wissenschaft Die Wissenschaft lebe bereits mit Einschränkungen der Forschungsfreiheit. Ihre Arbeit unterstehe etwa der Entscheidung von Ausschüssen, welche den körperlichen Schutz von Versuchspersonen betreffen, sowie auch den Regelungen rund um den Datenschutz. 1975 hätten sich z.B. Biologen auf ein Stillhalteabkommen geeinigt in der Erforschung rekombinativer DNS, bis Sicherheitsmassnahmen getroffen werden könnten, um die Freilassung gefährlicher Mikroorganismen zu verhindern. Die Vorstellung, dass Intellektuelle eine Blankovollmacht für ihre Forschung hätten, sei ein Mythos. Intoleranz Leider aber würden die wünschbaren Debatten oft nicht dort stattfinden, wo wir es am ehesten erwarten würden: In Universitäten. Obwohl Akademiker das besondere Privileg hätten, genug Zeit und Energie in die Ermutigung freier Forschung und die Einschätzung unpopulärer Ideen investieren zu können, seien sie viel zu oft die Ersten, die versuchen, diese zu unterdrücken. Das berüchtigtste Beispiel der letzten Zeit ist der Ausbruch von Wut und Fehlinformiertheit, der entstand, nachdem Harvard-Präsident Lawrence Summers eine Analyse der Ursachen für die Unterrepräsentation von Frauen in den wissenschaftlichen und mathematischen Fakultäten anfertigte und die Möglichkeit andeutete, dass Diskriminierung und verdeckte Barrieren nicht die einzigen Ursachen sein könnten. Die Intoleranz von Akademikern gegenüber unpopulären Ideen sei eine alte Geschichte. Sie zeige, dass man nicht auf Universitäten zählen sollte, wenn es darum gehe, die Rechte ihrer eigenen Häretiker zu verteidigen, und dass oft die Gerichte oder die Presse eingeschalten werden müssten, um sie zu einer toleranten Politik zu bewegen. Auf Regierungsebene sei die Intoleranz sogar noch erschreckender, weil die dort erwogenen Ideen unmittelbare und dramatische Folgen haben könnten. Aufklärung tut Not und tut weh In seinem Schlusswort lobt Richard Dawkins Brockmanns Unterfangen und stellt es in die lange Reihe aufklärerisch motivierter Publikationen. Er stellt fest, dass von 109 Beiträgen 68 Aussagen über Fakten machten und 41 Aussagen über Werturteile und Massnahmen. Immer noch Denkverbote Auffallend findet er, das das Thema Eugenik in diesem Buch nicht auftauche. Er vermutet, dass das Thema so gefährlich sei, dass es nicht einmal in diesem Rahmen diskutiert werden könne. 60 Jahre nach Hitlers monströsem Regime sei das Thema immer noch tabu. Dawkins findet jedoch, wir sollten etwa der Frage nachgehen nach dem moralischen Unterschied zwischen der gentechnisch möglichen Auslese eines musikalischen oder sportlichen Kindes und dem elterlichen Zwang zum Musikunterricht oder exzessiven Sporttraining ihrer Sprösslinge. Das gleiche gelte für die Frage der Einzigartigkeit des moralischen Status des Menschen: Warum machen wir einen Unterschied zwischen der Tötung einer 8-zelligen menschlichen Frucht und der eines ausgewachsenen, fühlenden und wahrscheinlich durch Angst gepeinigten Rindes, dessen Steak wir verzehren? fragt Dawkins. Wo ist der Unterschied zur Haltung unserer Vorfahren gegenüber Sklaven und unserer Haltung gegenüber nichtmenschlichen Tieren? Warum beharren wir auf der – evolutionistisch gesehen – künstlichen Grenze zwischen Mensch und Tier? Auch wenn es gute Gründe gegen die die praktische Überwindung der biologischen Mensch-Tier-Grenze geben könnte, die Beschäftigung mit denmoralischen und politischen Aspekten könnte ein Gewinn sein, weil sie uns aus der Befangenheit unserer absolutistischen Haltung befreien könnrc te. www.edge.org FREIDENKER 10/07 5 Leser schreiben Toleranz, bitte! Einspruch... Keine Verharmlosung, bitte! Zu "Eine kurze Geschichte der Gewalt" im FD 9/07 zu "Korperspende" in FD 9/07 Ich hab den Eindruck, dass mit diesem Artikel, dem Leser (bewusst oder unbewusst) mit pseudowissenschaftlichen Beweisen suggeriert werden soll, die Welt sei friedlicher geworden, als sie es früher war, und, sie wende sich weiterhin zum Besseren… Da ich ganz anderer Meinung bin, möchte ich im Folgenden einige kritische Bemerkungen dazu äussern. Was uns vorgegaukelt wird Es fängt schon an mit der Behauptung, dass "sadistische Unterhaltung, wie z. B. das Katzenverbrennen im Paris des 16. Jahrhunderts, heute in den meisten Teilen der Erde undenkbar sei". Und es geht so weiter mit unerschütterlichem Wunschdenken an der erdrückenden Realität vorbei. Ja, schön wäre es, wenn die Menschheit sich so friedlich entwickelt hätte, wie es Steven Pinker & Co sich wünschten – oder es den Mitmenschen glaubhaft machen möchten. Hier hat jemand zwar Fakten gesammelt, spielt dann aber kindlich bis beliebig (amerikanisch?) damit, bis all die an den Haaren herbeigezogenen, statistischen Zahlen zum "gewünschten" Resultat führen. Ich möchte aber auf keinen Fall Statistiken und deren Ergebnisse verunglimpfen, denn jede Naturwissenschaft, und damit wichtige Sparten unseres Wissens, sind auf sie angewiesen. Ich möchte jedoch vor amerikanischen Neuentdeckern der Welt und der menschlicher Natur eindringlich warnen! Denn all die (neuen) Erkenntnisse, die sie zusammen schustern und uns auftischen, sollten wir doch längst und seriöser verarbeitet haben, sofern wir die Erkenntnisse aus der Zeit der Aufklärung nicht voreilig als geistigen Müll entsorgt haben. Denn, wer in diesem Sinne einigermassen aufgeklärt ist, wird auch jederzeit echte neue wissenschaftliche Erkenntnisse, ganz offen in sein Wissen einfliessen lassen. Mensch und Natur Somit sollten wir wissen, dass wir als Teil der Natur selbstverständlich den üblichen Instinkten und Gefühlsregungen unterliegen, die, je nach Evolutionsstand von Flora und Fauna dieser Welt, herrschen. Alle kennen wir ja den Begriff "Fressen und gefressen werden"… so was müssen wir uns sicher nicht von den "Neuentdeckern" lehren lassen. Und, weil wir Menschen, dank dem grossen Gehirn, komplexere Strategien fürs Überleben entwickeln konnten, haben wir es soweit gebracht, dass in vielen Regionen dieser Welt ein gewisses friedliches Zusammenleben der Menschen realisiert wurde. Wir sollten darum dankbar sein, wenn wir es (sogar) bis zu Staatengebilden geschafft haben (samt Gewaltentrennung in den Institutionen), die unser Dasein (Leben) einigermassen sichern. Diesem Zustand die erforderliche Nachhaltigkeit durch ständige Wachsamkeit zu verleihen, sollte darum unser vornehmstes Ziel sein. Dass es dazu ständige, individuelle, aber auch komplexere Anstrengungen in der Gemeinschaft braucht, ist hinlänglich bekannt. Was bedenklich ist, ist die Tatsache, dass immer breitere Kreise in unseren Gesellschaften das so genannte Faustrecht, dem wir naturgemäss unterliegen, als Rechtfertigung unserer Unzulänglichkeiten herbeiziehen: "Wir können ja nicht anders, also lassen wir's schlittern… der Stärkere, der Klügere wird's richten – und der "Dümmere" ist selber schuld. Anstatt den Staat zu festigen, damit wir die Notwendigkeit für mehr Solidarität unter den Gesellschaftsmitgliedern garantieren können, und den Schulen dieses Staates die Kompetenz zur Erziehung von Kindern zu kritischen Bürgern zu sichern, versuchen diese neuen "Führer" ihn zu untergraben. Riesige Geldsummen werden investiert, um neue Religionen, und blinden Wirtschaftswachstumsglauben zu fördern. Unsere Kinder werden mit allen Mitteln auf die Schiene des kritiklosen Konsumenten gedrängt. Realität der Gewalt Und nun zur Realität – oder zu einem Versuch, die Realität so zu sehen wie sie ist und nicht, wie wir sie gerne Kamerad Jean Kaech fordert quasi ultimativ "Für einen denkenden ... Menschen sollte es doch selbstverständlich sein, ..." von uns allen, dass wir – wie er uns das vorgibt – unsern Körper nach unserm Ableben zum Sezieren zur Verfügung stellen sollen. Wer das nicht tut, ist ein "religiöser Fanatiker". Nun, ich halte mich nicht für Letzteres, kann aber weder der nachtodlichen Verheizung noch Bauchaufschneiderei viel abgewinnen, auch wenn ich es vorzöge, dass mein Körper in einem einfachen Tuch als in einer vernagelten Holzkiste begraben werde. Selbst wenn ich davon ausgehe, dass mein Körper seit meiner spätern Jugend stets dem Risiko ausgesetzt gewesen ist, in der Anatomie zu landen, brauche ich noch heute eine gewisse Zeit, um mich mit Jean's Vorschlag, jenseits aller Geringschätzung anders Empfindender, anzufreunden. Ich nehme an, dass es einigen Lesern jenes Beitrags ebenso ergeht. – Also Jean, das für uns richtige Fähnlein hast Du in der Hand, den Marschschritt jener, die die Wahrheit gefressen haben und daher alle treten und antreiben müssen, die für ihre Wahrheit – ?noch? – nicht zu haben sind, darfst Du nun – im vorgerückten, oft als toleranter beschriebenen Alter – zugunsten einer weicheren, geschmeidigeren Gangart (wie im Konkreten mit Amann's Massai-SandaHerzlich len) aufgeben. Georges Rudolf, Riehen hätten. Gewalt, die unendliches Leid und Tod unter den Menschen anrichtet, ist heute global zu beobachten – und zu erleiden; sowohl in der grossen weiten Welt, wie auch bei uns in der kleinen Schweiz. Leider gibt es immer noch Menschen, die zwar Angst vor einem imaginären 3. Weltkrieg haben, aber blind für den seit dem 2. Weltkrieg tobenden Wirtschaftskrieg sind. Wir können in diesem unerbittlichen Wirtschaftskrieg fast alle blutigen und unblutigen Konflikte einordnen, die seither die Welt beherrschen. Aus der Presse konnten wir kürzlich die aktuelle Tatsache entnehmen, dass im ehemaligen Ostdeutschland 6 FREIDENKER 10/07 Fortsetzung von S. 6 FVS Schweiz Daten Brutalität verrichten müssen. Das (sinnlose?) Verprügeln oder Zusammenschlagen, spitalreif oder zu Tode, irgendeines beliebigen Opfers, ist bei uns wie sonst wo auf der Welt leider kein Einzelfall mehr, sondern beliebtes Wochenendvergnügen für viele Jugendliche, die leider nur noch auf diese Weise Bestätigung ihrer selbst erfahren können. Wenn wir gewillt sind, für einmal unsern Blickwinkel weltweit auszurichten, so müssen wir feststellen, dass die grosse Mehrheit der Menschen tagtäglich mit Gewalt konfrontiert ist. Verdrängung als Massnahme Traurig nur, dass von den Verwaltungen und den Politikern jeden Couleurs diese Tatsachen in sträflicher Weise verniedlicht werden. Wir können das auch bei uns in der Schweiz, feststellen: Sobald eine Zunahme der Gewalt in unserer Gesellschaft klar wahrnehmbar wird, erscheinen postwendend Meldungen in den Medien über angebliche Abnahme der Kriminalität. Es werden dann, genau nach Statistik, die Abnahme der Velodiebstähle und sonstigen Bagatelldelikte genannt; offenbar um von der Ungeheuerlichkeit der Gewalttaten gegen Leib und Leben abzulenken. Das Prinzip Verdrängung kommt zum Zug genau dann, wenn es mutige und zivilcouragierte Stellungsnahmen bräuchte, damit auch die Täter zu Kenntnis nehmen könnten, dass wir nicht bereit sind, ihre Gewalt weiter zu erdulden. Max Frisch hat sein "Biedermann und die Brandstifter" 1963 geschrieben; wir haben seither nichts gelernt! Und den meisten Menschen dieser Welt bleibt noch die Möglichkeit, (relativ) gute Miene zum bösen Spiel zu machen. Felix Dürler, Riehen Heere von Menschen bereit wären und sind, mörderische Methoden gegenüber unbeliebte Mitmenschen anzuwenden, wie sie im 2. Weltkrieg üblich waren. Wir können die weitere Tatsache zur Kenntnis nehmen (wenn wir wollen), dass bewaffnete Konflikte an unzähligen Schauplätzen dieser Erde toben. Da richten "reguläre" und "irreguläre" Kampftruppen unendliches Leid unter der Bevölkerung an. Darfur, Afghanistan, Irak, Somalia etc. sind nur die am meisten genannten. Würden wir noch dazu einmal genau nach Palästina, Haiti, Guatemala, Kolumbien, Sulawesi, etc. etc. reinschauen, wir würden erschrecken ob der Gewalt, die dort herrscht. Dies um nur die Spitze des Eisberges anzudeuten. Dazu kommt die, für eine grosse Mehrheit der Erdbevölkerung, ständige Angst oder stille Erduldung von Gewalt durch mächtige Oligarchen oder anderen gnadenlosen Ausbeuter. Dort sterben die Opfer, ohne dass sie in den Medien genannt würden… Nicht nur durch russische, italienische, kolumbianische oder chinesische Mafia wird heute gnadenlos gemordet wenn's nützt, sondern bereits auch in unseren Städten sind Mord und Totschlag zum Alltag geworden. Regulierung von Konflikten mit Erpressung, Schiessereien, Messerstechereien und Vergewaltigungen sind längst bis in unseren Schulen Realität geworden. Je nach Machtverhältnissen, sind in unserer zivilisierten Welt eben ganz neue Mechanismen entstanden um den Gegner zu vernichten: mit Entwürdigung kann es beginnen und mit Krankheit, Tod, Suizid kann es enden. Dabei müssen wir zur Kenntnis nehmen, dass die meisten Menschen, die weltweit einer Arbeit nachgehen, diese Arbeit unter für uns kaum vorstellbaren Bedingungen von Gewalt und Zentralvorstand 2007 Sa., 20. Oktober, Bern Grosser Vorstand 2007 Sa., 24. November 2007, Olten DV 2008 Sa., 12. April 2008, Olten in den Sektionen Agenda Basel – Union Jeden letzten Freitag im Monat ab 19:00 Uhr: Freie Zusammenkunft im Café "Spillmann", Eisengasse 1 Basel – Vereinigung Jeden letzten Donnerstag im Monat 15 bis ca. 17:30 Uhr: Donnerstag Hock Restaurant "Park", Flughafenstr. 31 Bern Montag, 22. Oktober 14:00 Nachmittagstreff im Freidenkerhaus Weissensteinstr. 49b, Bern Montag, 29. Oktober 19:00 Freidenker-Stamm Rest. "Celina", Spitalgasse 2, Bern St. Gallen Mittwoch, 14. November Freie Zusammenkunft Rest. "Dufour", St. Gallen 10:00 Ticino Sabato 13 ottobre 2007 Assemblea generale 2007 Centro polivalente comunale Coldrerio 10:30 Winterthur Mittwoch, 3. Oktober Mittwoch-Stamm Restaurant "Chässtube" Dienstag, 23. Oktober Jass- und Kegelnachmittag Restaurant "Chässtube" 19:30 Für die französische und italienische Versionen von Unterlagen und Webseite werden versierte Mitglieder als Übersetzer/in gesucht Gegen Entschädigung. Angebote bitte an die Geschäftsstelle. Kommentar der Redaktorin Mit meinem Vorverständnis habe ich aus Steven Pinkers Artikel gelesen, dass die beschriebene Entwicklung Anlass zur Hoffnung gibt, dass es sich nämlich lohnt, sich für Humanität einzusetzen, und dass es unsere Aufgabe ist, hier und heute in unserem Leben unseren Teil zur Humanisierung Reta Caspar zu leisten. 14:00 Zürich Montag, 8. Oktober 14:30 Freie Zusammenkunft Thema: Richtlinie zur Stellungnahme in Sachen Kirche und Staat, sowie zu politischen Entscheidungen. Restaurant "Schweighof" FREIDENKER 10/07 7 FVS Freidenker-Vereinigung der Schweiz Mitglied der Weltunion der Freidenker (WUF) und der Internationalen Humanistischen und Ethischen Union (IHEU) Trauerfeiern Basel (Vereinigung) 061 321 31 48 Basel (Union) 061 601 03 43 oder 061 601 03 23 Bern 079 449 54 45 oder 031 911 00 39 Grenchen und Umgebung 076 53 99 301 oder 032 645 38 54 Luzern und Innerschweiz 041 420 45 60 Mittelland 062 926 16 33 St. Gallen 052 337 22 66 Vaud/Waadt 026 660 46 78 ou 022 361 37 12 Winterthur und Thurgau 052 337 22 66 Zürich 044 463 16 55 Sollte unter der regionalen Nummer niemand zu erreichen sein, wenden Sie sich bitte an die FVS-Geschäftsstelle: 031 371 65 67 oder an 052 337 22 66 www.freidenker.ch Sektionen Winterthur Winterthurer Freidenker Postfach 1806, 8401 Winterthur Präsident: J.L. Caspar 052 337 22 66 Sekretariat: D. Dünki 052 222 98 94 Familiendienst: M.Ochsner 052 232 04 77 Basel Freidenker Nordwestschweiz Postfach 260, 4010 Basel Präsident: H. 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Mauerhofer 076 388 46 39 info@freidenker-grenchen.ch Mitgliederdienst/ Lotti Höneisen Krankenbesuche: 076 53 99 301 FVS-Geschäftsstelle Mitglieder melden ihre Adressänderungen bitte an die Sektionen. Zuschriften an den Vorstand, AboMutationen, Auskünfte, Materialbestellungen an: Freidenker-Vereinigung der Schweiz FVS, Geschäftsstelle Postfach CH-3001 Bern Tel. 031 371 65 67 Fax 031 371 65 68 info@freidenker.ch Postkonto: 84-4452-6 Adressänderungen an: Postfach 217 CH-2545 Selzach Luzern/Innerschweiz Kontakt: B. Greter 041 420 45 60 Mittelland Freidenker Mittelland Postfach 56, 4628 Wolfwil Präsident: H. Haldimann 062 926 16 33 Schaffhausen Freidenker Schaffhausen Postfach 69, 8213 Neunkirch Kontakt: R. Imholz 079 751 41 38 Impressum Redaktion Reta Caspar, c/o H. 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